Europa: basso utilizzo dei nuovi anticoagulanti orali nei pazienti con fibrillazione atriale
Secondo un rapporto della Società Europea di Cardiologia, l'uso dei nuovi anticoagulanti orali nei pazienti con fibrillazione atriale non-valvolare è basso, in Europa.
L’European Society of Cardiology ( ESC ) ha condotto una ricerca, denominata EORP-AF ( EuroObservational Research Programme Atrial Fibrillation ) su oltre 3.000 pazienti ospedalizzati e pazienti ambulatoriali affetti da fibrillazione atriale ( età media 68 anni; 40.4% donne ) in 9 Paesi europei nel periodo 2012-2013.
L'obiettivo dell’indagine era quello di raccogliere i dati sulla gestione e sul trattamento della fibrillazione atriale nei Paesi membri dell’Unione Europea.
L'ipertensione ( 70.9% ), la malattia coronarica ( 63.5% ) e lo scompenso cardiaco hanno rappresentato le principali comorbidità tra i pazienti arruolati nel Registro.
Un precedente ictus è stato riportato nel 6.4% dei pazienti, e la malattia renale cronica nel 13.2%.
Solo il 3.9% dei pazienti presentava diagnosi di fibrillazione atriale isolata.
Le tipologie cliniche della fibrillazione atriale sono state le seguenti: fibrillazione atriale di prima diagnosi 30.3%; fibrillazione atriale parossistica, 26.5%; fibrillazione atriale persistente, 21.2%; fibrillazione atriale persistente di lunga data, 4.8%; fibrillazione atriale permanente, 17.3%.
La fibrillazione atriale asintomatica era comune, specialmente in quelli con fibrillazione atriale permanente.
I farmaci antiaritmici più spesso prescritti comprendevano: Amiodarone ( 21.5% ), Propafenone ( 5.3% ) e Flecainide ( 5% ).
Gli anticoagulanti orali erano utilizzati in circa l’80% dei pazienti, il più delle volte antagonisti della vitamina K ( 71.6% ).
I nuovi anticoagulanti orali erano impiegati nel 8.4% dei pazienti. Dabigatran ( Pradaxa ) era utilizzato nel 6.8%, Rivaroxaban ( Xarelto ) nel 1.6% e Apixaban ( Eliquis ) nello 0%.
L’Acido Acetilsalicilico ( Aspirina ) trovava impiego nel 30.7% dei pazienti. Un anticoagulante orale più un antiaggregante era utilizzato nel 16.4% dei pazienti, e un anticoagulante orale più due antiaggreganti antipiastrinici era impiegato nel 3.7% dei pazienti.
Riguardo ai farmaci per il controllo della frequenza, i beta-bloccanti sono stati prescritti nel 69.2% dei pazienti, la Digossina è stata utilizzata nel 19.4%, mentre i calcioantagonisti non-diidropiridinici erano assunti dal 6.2% dei pazienti.
La terapia di associazione costituita da un beta- bloccante e dalla Digossina è stata utilizzata nel 15% dei pazienti, e la terapia di combinazione a base di un calcioantagonista non-diidropiridinico e Digossina è stata impiegata nel 1.1% dei pazienti.
Il punteggio medio CHA2DS2-VASc era 3.2 e il punteggio medio HAS-BLED era pari a 1.4, con il rischio più alto osservato nei pazienti con fibrillazione atriale persistente di lunga durata e fibrillazione atriale permanente.
Tra i pazienti con punteggio CHA2DS2-VASc compreso tra 2 e 8, almeno il 78% ha fatto uso di anticoagulanti orali.
In quelli con punteggio CHA2DS2-VASc di 9 ( che rappresenta il più alto rischio di ictus ), il 66.7% faceva uso di anticoagulanti orali, mentre i pazienti rimanenti facevano uso di altri farmaci antitrombotici, soprattutto antiaggreganti.
Nei pazienti a basso rischio con un punteggio CHA2DS2-VASc di 0, il 56.4% dei pazienti assumeva anticoagulanti orali, il 16.8% era in trattamento con altri farmaci antitrombotici e il 26.3% non era in trattamento antitrombotico.
Quasi la metà di quelli con un punteggio CHA2DS2-VASc di 0, a cui era stato prescritto un anticoagulante orale, è stata sottoposta a cardioversione.
Predittori indipendenti di prescrizione anticoagulante orale comprendevano: età più giovane, più alto indice di massa corporea ( BMI ), ipertiroidismo, precedente ictus, più alto punteggio CHA2DS2-VASc, elevata pressione sistolica, alto punteggio HAS- BLED e malattia renale cronica.
L'ipertiroidismo non rappresenta un fattore di rischio dimostrato per l'ictus, anche se è una condizione associata alla fibrillazione atriale. ( Xagena2013 )
Fonte: European Society of Cardiology, 2013
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